Reazioni&Recensioni


MARIALUISA FAGIANI - Non è un documentario, è una metafora: il “making of” di uno spettacolo la cui “prima” sembra non arrivare mai;



ADRIANO BARONE - L'ironia è l'unico atteggiamento che ti permette di non
impazzire di fronte alla mancanza di senso che tutto pervade.



STEFANO MANGINI - E' capostipite di un genere, all’interno del quale non ha ancora paragoni, sebbene già si appresti a dettarli.

EUGENIA LENTINI - Sempre sul filo di lama: da una parte il baratro della banalità, dall’altra la costruzione, attraverso il personalissimo vissuto delle “ragazze”.

CLAUDIO AIOLFI - Narrare senza necessariamente vedere il volto di un personaggio, lascia lo spazio di metterci anche il proprio. Ho trovato questa cosa sottile, geniale.

PIA MARY - Paradossalmente, per me, il tuo film è stato rassicurante, proprio per il fatto che è stato in grado di procurarmi ansia!








PROSSIME PROIEZIONI






domenica 18 aprile 2010

recensione di STEFANO MANGINI - FILOSOFO, SOCIAL WORKER

Ma che ha dunque di speciale, `Aspettando Madonna´? Negazione di ogni possibilità d´interezza nella forma; nel film c´è lo spirito del tempo in atto ma ancora non decifrato, che verrà presto colto in una storiologia negativa, intesa come corrispettivo di teologia negativa, ovvero quella teologia medievale che del dio in cui credeva poteva solo dire quello che non era, perché coglierlo era impossibile... ecco, qui più che una storia narrata, ne presentiamo una fatta di molte che s´intrecciano senza annodarsi in unicità, ne scopriamo le impronte senza mai vederla. Ma ce ne viene al contempo dispiegata innanzi la struttura nelle sue ragioni altrimenti implicite, nascoste dalla contingenza palpitante incarnata da una storia. C´è totale partecipazione, a partire dal regista, anche a costo di farsi prendere per megalomane quando è solo sincero nell´esprimere il consueto non detto che resta forse il punto nodale da comprendere. I cliché, come le costanti sottostanti alle belle parole, leformule vincenti, come il loro consolidarsi per divenire minestre riscaldate, le varie forme espressive dell´utilizzo della telecamera, come lo stesso metalinguaggio con l´eco, tutto viene a mettersi non sullo stesso piano, ma in una sorta di macerie di piani sfondati, sovrapposti, giustapposti, senza soluzione di continuità eppure con un filo vitale praticamente lineare. Perché appunto è da qui che si vede l´innovatività assoluta dell´opera, che non è il suo pregio maggiore, come si può intuire, ma che li esalta: l´inedita coincidenza di forma e contenuto. Racconta una realtà che anela a farsi figurazione alienata mentre collassa ogni possibilità d´una coerente auto rappresentazione, eppure, nell´immaginazione e nelle persone in carne ed ossa, esiste. Come sempre quando ci si pone di fronte a un´opera che non giudica e che non offre risposte (sì, domande ne pone, mica si può scrivere il silenzio) e che si pone al di fuori diogni categoria precedentemente nota, è la capostipite di un genere, che può essere o meno il nostro, ma all´interno del quale non ha ancora paragoni, sebbene già si appresti a dettarli.

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