Reazioni&Recensioni


MARIALUISA FAGIANI - Non è un documentario, è una metafora: il “making of” di uno spettacolo la cui “prima” sembra non arrivare mai;



ADRIANO BARONE - L'ironia è l'unico atteggiamento che ti permette di non
impazzire di fronte alla mancanza di senso che tutto pervade.



STEFANO MANGINI - E' capostipite di un genere, all’interno del quale non ha ancora paragoni, sebbene già si appresti a dettarli.

EUGENIA LENTINI - Sempre sul filo di lama: da una parte il baratro della banalità, dall’altra la costruzione, attraverso il personalissimo vissuto delle “ragazze”.

CLAUDIO AIOLFI - Narrare senza necessariamente vedere il volto di un personaggio, lascia lo spazio di metterci anche il proprio. Ho trovato questa cosa sottile, geniale.

PIA MARY - Paradossalmente, per me, il tuo film è stato rassicurante, proprio per il fatto che è stato in grado di procurarmi ansia!








PROSSIME PROIEZIONI






sabato 10 aprile 2010

recensione di ADRIANO BARONE - SCRITTORE SCENEGGIATORE

Tantissimi spunti e livelli di lettura, perciò ti dirò solo alcuni di quelli che ho colto, che senz'altro non sono tutti. L'idea di precarietà come condizione esistenziale e non solo contingente/sociale, mi ha convinto parecchio; anche l'idea di "mancanza di possibilità di raggiungere un risultato" mi sembra interessante, anche se forse va aggiunto "senza avere le idee chiare", perchè poi chi ha le idee chiare le cose le fa, fosse anche una versione iper-trash di Material Girl. Del resto il fatto che a Madonna tu abbia voluto dedicare il titolo, citando Beckett, denota che è quella la parte del film che da significato al tutto. Allora: tutti aspettano Godot, ma non arriva mai perchè forse non esiste. Nel tuo film, aspettiamo Madonna, ma arriva una sua versione trash: quello che ottieni non è quello che ti aspetti, grandi aspirazioni possono concretizzarsi in piccoli o deludenti risultati.
Questo e altro, credo.
Meravigliosi comunque sia i dietro le quinte, sia lo schermo a nero (irritantissima la durata eccessiva, tanto che mi è venuto da gridare al proiezionista), ma soprattutto il loop autoriflessivo: prima semplicemente lo schermo, ma poi addirittura l'autoparodia, degli autori con le maschere (non a caso, le maschere vengono indossate: siamo rappresentazioni, sia il film, che noi stessi) che ho trovato geniale. Infatti secondo me l'ironia è una delle doti più importanti di tutto il film. Senza quello sarebbe interessante, sì, ma non "passerebbe" niente. E del resto è anche l'unico atteggiamento che ti permette di non impazzire di fronte alla mancanza di senso che tutto pervade. Mi diverte vedere come la gente ti chieda risposte "semplici e dirette" quando a me semplice e diretto sembra quello che dici, soprattutto per come lo dici. Ma suppongo anche di non essere uno spettatore medio, ma vabbè. Insomma, c'è tanta roba, senz'altro molta di più di quello che ti ho detto, ma questo è
quello di cui mi sono reso conto e che ho apprezzato.

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