martedì 22 giugno 2010
RECENSIONE di MASSIMO MAISETTI - PRESIDENTE ASSOCIAZIONE NAZIONALE FEDIC
mercoledì 16 giugno 2010
Oroscopo di Antonia Monopoli in arte Fata Morgana per la proiezione del 20 giugno 2010 presso Arci Scighera a Milano
venerdì 11 giugno 2010
GIAMPAOLO SELEZIONATORE FILM FESTIVAL GLBTQ MILANO
giovedì 10 giugno 2010
VITO CONTENTO - CRITICO CINEMATOGRAFICO Direttore editoriale di Rifrazioni, dal cinema all'oltre. www.rifrazioni.net
beh all'inizio giri immagini 10:49 c'è immagine 10:50 poi ci sono parti dove vengono riprese come tossico dipendenti, sulle mani, sulle gambe, secondo me il problema fondamentale sono il soggetto 10:50 cioè la combricola di donne 10:51 mai visto donne meno femmine, sensuali, tutte con la mazza su per il culo 10:53.
C'è fra di loro, un senso di democrazia, sul nulla, sulla assenza di idee, sul dubbio che è nauseabondo. Sembra che siano costrette a parlare a turno, per dire qualcosa di interessante, che non sono in grado di dire mai, né sul film da fare, né sul precariato o chissà quale altra tematica sociale. Sono impregnate di un sociale che non c'è e quindi hanno dentro di sé, esprimono, lo stesso nulla del nulla dell'odierno sociale.
Ah beh probabile, ora critichi la provenienza sociale del critico! criticare non vuol dire stroncare 10:54 vuol dire più immedesimarsi 10:54 ho militato in rifondazione diversi anni 10:56 beh ho conosciuto anche le femministe che sanno non confodere tra la loro discriminazione sul lavoro e il piacere di fare un pompino, tra i loro traumi psicologici e i loro obbiettivi politici 10:56 il problema che è un gruppo talmente confuso che danneggia il film, perché non escono mai posizioni concrete, non c'è un'autorità intellettuale 10:57 non c'è una suggestione di pensiero forte, è il tempo che mancano pensieri forti, magari venissero, anche sbagliati, producono nuovi pensieri. 11:00 allora probabile che non mi piace perchè amo Nietzsche e la sua Volontà di Potenza 11:04
La pratica Nietzschiana per quanto difenda la mediocrità 11:05 è una pratica delle virtù esibite, un conto è la pratica della contraddizione Nietzschiana
11:05 quasi sempre fra due estremi radicali 11:06 un conto è il non pensiero, la mediocrità, il dubbio permanente 11:08 ma non vado al cine, o apro un libro,
per trovarci la vita 11:08 un reality fatto meglio non mi interessa 11:09 certo era meno noiosa la vita quando un bimbo vedeva un padre essere arrestato per aver rubato una bicicletta 11:09 anche se dubito non sia ancora così, la vita 11:10 c'è chi fa ancora cose epiche, chi attraversa ammassato in camion il deserto poi prende un gommone e passa l'estate a venedere collanine sulla spiaggia avulso dal suo mondo e da quello che ora sta calpestando cancellato dalla risacca 11:11 beh nel film traspare, come purtroppo traspare il tuo continuo rispetto verso chi non sa che pesci pigliare 11:12
e apre la bocca senza pensare 11:12 in sto film non ci sono rivelazioni, c'è quasi una pietas , da qui credo Aspettando (la) Madonna. 11:14 un grande fratello con la pietà non so se sia peggio o meglio, ci penserò 11:16 condivido pienamente (la recensione di Maria Luisa Fagiani) e ti ringrazio 11:16 ora so che se un ottimo regista cerca di distruggere la televisione non ce la fa 11:17 Non guardo la tivù, ma amo le fiction americane (la palestra del miglior cinema americano) e guardo solo quelle e il tennis perchè gioco a tennis 11:21 Debord non era arrivato a dire che la gente sarebbero diventati perfino attori, aveva detto che la gente era pubblico all'estremo della spettacolarizzazione della società. Ora la gente fa perfino l'attore e c'è il mistero perchè c'è un pubblico che ama ammirare se stesso 11:23 nella sua assenza totale di identità, pensiero e capacità di sognare
11:24 nella sua totale assenza di poesia 11:24 come se amasse vedere il proprio cadavere 11:25 dunque come sosteneva C. Bene, il danno che si fanno, da soli, i sedicenti artisti 11:25 e che vogliono realizzare opere d'arte 11:25 e non essere opere d'arte. Non dovresti aspettare madonne o miracoli, dovresti crearti. Se ti crei, la creazione viene da sola.
recensione di Federico Rizzo Che fine ha fatto il maschio?
Il regista, coadiuvato da una fotografia essenziale e da un montaggio intelligente, non cerca il cinema del facile consenso tanto che entrare dentro quest'opera per il comune spettatore - lobotomizzato da sceneggiature per menti fragili - non sarà, sulle prime, facile.
Rimane un interrogativo: che fine ha fatto il maschio?
martedì 4 maggio 2010
recensione di GERMANA BIANCO - Produttrice Ebano Audiovisivi.
si nouveau roman. capisco. se può consolarti rispetto a dove infilare il tuo modo di fare cinema in Aspettando Madonna...ma tutto sommato il film non ha bisogno di mettersi in una categoria per essere capito o meno dal suo pubblico. per questo basta un po' di libertà e apertura mentale.
perché leggendo il blog ho quasi l'impressione che tutto questo ragionare sul film, lasciare interpretare, criticare, decostruire, faccia sì parte dell'atteggiamento dell'autore che non si pone come portatore di una idea o ideologia o tesi da sostenere e dimostrare..
ma anche quasi sembra un giustificare (da parte di chi il film lo ha amato) i tuoi terribili misfatti
che avrai mai fatto?!?!?
hai messo un nero luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuungo e ci hai lasciati lì ad ascoltare solo voci, hai inquadrato i piedi e le mani delle persone e marciapiedi per un tempo fuori ordinanza, ci hai fatto vedere volti deformati dalla webcam impallata e ci hai privato della maggior parte delle testimonianze parlate delle donne sulla precarietà che tutte ci aspettavamo di ascoltare. e tutto questo senza fare l'oliver stone di natural born killer - cioè, in parole povere, il furbo.
in effetti sei scandaloso federico, capisco perché tutto questo dibattito.
non dico questo per sminuire il tuo lavoro o le scelte che hai fatto in aspettando madonna. anzi, direi che l'intento è quello di rispettarlo un po' di più di quanto non lo abbiano fatto sul blog.
sarà pur vero che il nostro pubblico è quel che è; sarebbe bello però se, nelle poche volte che gli è concessa una certa indipendenza nello sguardo (di spettatore), riuscisse a rilassarsi e godersi l'inaspettato. che, nel caso del tuo film, ha quasi sempre il suo bel perché e tutto il suo diritto ad essere lì, proprio nella forma in cui è.
io mi sono sentita a mio agio e mi sono divertita tutto il tempo, anche se non tutto di questo film è nelle mie corde.
naturalmente non è tutto. poi c'è tutta la parte che riguarda la tua posizione: mi incurioscisce pensare al processo che hai affrontato per arrivare a questa costruzione .
quando hai capito e deciso che direzione dovesse prendere il film..magari me lo racconterai una volta.
domenica 18 aprile 2010
recensione di STEFANO MANGINI - FILOSOFO, SOCIAL WORKER
sabato 10 aprile 2010
recensione di PIA MARY - PSICOLOGA
recensione di STEFANO GIULIDORI
recensione di Claudio Aiolfi
recensione di EUGENIA LENTINI - geologa e libera pensatrice
recensione di GIUSEPPE LORUSSO - ATTORE, VIAGGIATORE
recensione di CLAUDIO CREMONESI - CLOWN, DRAMMATURGO, REGISTA
recensione di ALESSANDRO CEVASCO - LIBERO PENSATORE
recensione di ADRIANA VANNUCCI - PENSIONATA
recensione di RICCARDO FARINA - POETA E DOCUMENTARISTA
reso meglio, altrimenti resta il tuo taglio personale ma si perde in umanità.
recensione di ALICE ROSA - ILLUSTRATRICE
recensione di ADRIANO BARONE - SCRITTORE SCENEGGIATORE
recensione di MARIA LUISA FAGIANI - DOCENTE
O ROCKSTAR O MORTE -Aspettando Madonna è la preponderanza semantica del fruscio sul suono, l´anti-reality, il controformat comunicativo che cita la televisione contemporanea rovesciandone i loci e invertendone i nessi, in una narrazione riuscita e perfettamente leggibile fatta di "tagli" di montaggio, ridondanze, interiezioni, scarti linguistici che sono la controparte espressiva degli standardizzati highlights quotidiani dei reality show o delle partite di calcio. Aspettando Madonna è l´interdetto sintattico che funziona, il "fuori campo" cinematografico che entra nel frame, la scelta dell´"unheimlich" come cifra del reale, il "dispetto" stilistico alle cortesi banalità da prime time televisivo. La vita, in Aspettando Madonna, non ha sceneggiatura possibile ma il film ci ricorda, nondimeno, lo shakespeariano "all the world´s a stage", e di questo palcoscenico cogliamo gli aspetti più opachi: la pesantezza degli attrezzi,
l´incertezza dei mezzi materiali, i momenti fuori spotlight. Un´enfasi comunicativa sul "contatto", alimentata da un audio "lo-fi", evoca precisamente, e con grande pregnanza, la contingenza di un mondo precario, faticoso, frustrante. Aspettando Madonna non è un documentario, è una metafora: il "making of" di uno spettacolo la cui "prima" sembra non arrivare mai. E invece il momento della "prima" arriva. Con il botto. Perché, cercata e attesa lungo tutto il film, Madonna irrompe. Ed è una "inner-Madonna" bellissima e collettiva, Il finale del film, infatti, che si distende in un lungo piano sequenza, ci spiega che no, non è affatto vero che "la vita è sogno", anzi, la vita è incubo, ma di certo è sicuramente vero, e per fortuna, che "il sogno è vita", che le rockstars siamo noi, perchè "you don´t need to be a rockstar to feel like one", che siamo splendide "material girls in a material world" che
non vedono l´ora di buttarsi ""into the groove".e reclamano il diritto al raso e alle rose. "Girls just want to have fun".
Recensione di FRANCESCA TASSINI - SCENEGGIATRICE
mercoledì 31 marzo 2010
recensione di ANDREA VAGHINI – TECNICO DA PALCO
ASPETTANDO MADONNA mette in cortocircuito tutta una serie di atteggiamentiche il pubblico ha di fronte al grande schermo, aspettative, pregiudizi, schemipercettivi.Per esempio c'è una scena completamente nera! Tutto procede conleggerezza, ironia, pur scavando e il risultato è totalmente spiazzante.Più che una storia è un iper-testo, come in internet, con un filo d'Arianna che toglie dall'impaccio di perdersi!Alla fine della proiezione il pubblico ha fatto una discussione accesissimasui significati, sulle finalità, bisognoso di darsi risposte, voglioso di spostare losguardo su di sé e il mondo.Sia i giovani che i meno giovani, sono stati tutti inchiodati alle poltrone per un' ora pur di capire come districare l'assurdo senso di disorientamento.Sembrava fossero stati portati dalla produzione degli attori in sala per fare casino e invece era tutto vero!